(F.B) Opportunità da un lato, creatori di disagi dall’altro. Il tema degli affitti brevi continua a generare confusione e schierarsi per l’una o per l’altra posizione si rivela un compito non sempre facile tanto per gli ospiti quanto per i proprietari di immobili.

Contrastanti le posizioni e le opinioni di città, soprattutto d’arte e piccoli borghi, che chiedono maggiore regolamentazione, meno abusivismo e maggior chiarezza. Stretta, spesso quasi a mo’ di garrota, da parte delle istituzioni che mettono in campo delibere “anti Airbnb” o ancora ordinanze comunali e regionali.

Per fare luce sul tema, la redazione de Il Tourista ha intervistato Alessandro Casciola, amministratore di Aspasia Incoming SRL, che quotidianamente si occupa di affitti brevi e revenue management. L’intervista integrale è disponibile come puntata del podcast de Il Tourista.

 

Partiamo dalla base: che cosa sono gli affitti brevi?

“Formalmente si tratta di immobili che vengono utilizzati per affitti turistici con un soggiorno non superiore ai 30 giorni consecutivi – spiega Alessandro Casciola – in realtà penso che possano essere considerati degli ottimi investimenti, soprattutto per quei proprietari che decidono di mettere a rendita il proprio spazio per avere maggiori possibilità di guadagno”. Questo spesso si traduce in “un maggior controllo della gestione e anche in una quantità di lavoro più alta, risultato non scontato”.

Ci hai parlato degli affitti brevi in termini di opportunità e di grandi vantaggi. Negli ultimi tempi la tendenza però è quella di classificarlo in modo dispregiativo come fenomeno. Quanto c’è di vero in quello che si dice?

“Sicuramente c’è bisogno di più regole e di più controllo per quanto riguarda la gestione anche all’interno delle grandi città come Firenze, Roma e non solo” va avanti Casciola, chiarendo che “gli affitti brevi devono essere più regolamentati” e che c’è bisogno di “una maggiore qualità delle strutture e un maggior livello di professionalità nella gestione delle stesse”.

 

Non è possibile dunque, secondo l’imprenditore di Assisi “mettere a rendita la classica casa ereditata dai nonni ma bisogna concentrarsi nel design delle strutture, affidarsi molto spesso anche a professionisti che possano gestire al meglio tutto quello di cui oggi ha bisogno una struttura ricettiva”.

 

Oggi un singolo appartamento ha le stesse necessità di un hotel, di un grand hotel molto spesso, soprattutto a livello online.

 

Velato, ma non troppo, è il crucifige verso la gestione troppo amatoriale: “ È ovvio che si deve impostare il tutto a livello imprenditoriale e operare una grossa differenziazione, a seconda che si eserciti l’attività con partita IVA o meno”.

 

Parlavi prima delle grandi città, qualche giorno fa, il 16 luglio, un quotidiano nazionale piuttosto noto ha titolato Viaggio nel capoluogo toscano, parlando di Firenze, dove ci sono oltre 12 mila gestori di alloggi. Non sono numeri un po’ da spavento? Non rischiamo di far diventare i centri cittadini dei mega-agglomerati di camere e di appartamenti in serie?

“Sì, è sicuramente una problematica ed è da regolamentare” risponde Alessandro Casciola, chiarendo tuttavia che i professionisti del settore non possono gestire gli aspetti che sono demandati alle istituzioni e che devono essere “regolamentati a livello regionale e, soprattutto, nazionale”.

L’improvvisazione, poi, non è la strada maestra: “Si pensa che intraprendere un’attività di questo genere sia semplice e immediato, soprattutto per quello che riguarda i ritorni in termini di guadagni. […] C’è bisogno di tempo, impostazione e investimenti. Sicuramente non basta più, come dicevo già prima, un immobile con un letto e un comodino un po’ sgangherato ma bisogna investire anche e soprattutto a livello di design”.

Stoccata anche alla promessa di far sentire gli ospiti ‘come a casa loro’ che secondo Casciola non regge perché “gli ospiti e i clienti viaggiano per sentirsi in posti diversi rispetto alle proprie case”. C’è quindi la ricerca di un’esperienza capace di discordarsi dal quotidiano, sia a livello di luoghi che di alloggi e servizi.

 

Come cambia l’ospite tipo e le esigenze del viaggiatore con l’avvento degli affitti brevi?

“Le necessità sono già cambiate da un po’ e continuano sempre a cambiare” risponde l’amministratore di Aspasia Incoming Srl, mettendo in luce che “molti imprenditori o proprietari di immobili oggi non comprendono a fondo che non si può guardare a quello che sono i dati, le statistiche o i risultati dei mesi o degli anni precedenti”. Questo perché le novità, anche a livello tecnologico, avvengono a stretto giro, sconvolgendo e stravolgendo continuamente l’operato e le modalità di ricerca dei clienti finali. “Sicuramente c’è bisogno di immediatezza nell’online e, soprattutto per quanto riguarda la ricerca delle informazioni, di una user-experience che sia facile e immediata. È altresì importante il livello di sicurezza in termini di tariffe, promozioni e condizioni tariffarie, che è stato ed è tuttora il punto forte delle OTA.

 

Per chi si cimenta negli affitti brevi c’è tanta burocrazia soprattutto per combattere il fenomeno dell’abusivismo e l’assenza però di norme e regole ben precise e questo crea molta confusione. Che consigli daresti a chi si avvicina o si vuole avvicinare a questo settore?

“Innanzitutto di approcciare a questa attività come un lavoro a tempo pieno e non come una seconda attività – risponde Alessandro Casciola – poi di documentarsi bene su quelle che sono le normative, soprattutto regionali. Capita spesso infatti che le linee guida nazionali abbiano delle declinazioni diverse da regione a regione”. Niente libera interpretazione dunque ma attinenza alla regolamentazione in materia di affitti brevi: “è un lavoro in cui c’è bisogno di tempo e investimenti che si sta trasformando in una scienza esatta. Iniziano a essere necessari dati e numeri oltre che statistiche, software, tecnologie e competenze varie. Tutto questo spesso non si trova in una sola persona e c’è magari bisogno dell’affiancamento di professionisti del settore, anche in ambiti diversi”.

 

Cosa c’è da aspettarsi per il futuro degli affitti brevi?

“Da qui ai prossimi due anni, sicuramente il trend sarà in continua crescita – ci conferma Casciola – ed è previsto un forte aumento (delle strutture che apriranno in regime di affitti brevi, ndr) a discapito di quelle strutture che negli anni non si sono magari rinnovate o non hanno investito su se stesse. Molte delle attività che stanno nascendo hanno dalla loro parte un design sicuramente nuovo e molto curato; tante sono già seguite fin dalla partenza da professionisti, sia in ambito online che fisico”.

L’amministratore di Aspasia Incoming SRL non risparmia una previsione sul futuro, ottima per alcuni, funesta per altri: “nel giro di due o tre anni ci sarà una selezione naturale, per così dire, delle strutture. Molte nasceranno, molte probabilmente chiuderanno, forti anche della dimostrazione che gli investimenti attuati nel tempo sicuramente pagano”.

 

Per quanto riguarda il cliente finale, quindi l’ospite, le tendenze a livello di scelte non cambieranno in termini di ricerca e di informazione: le parole chiave rimarrà immediatezza.

“Immediatezza – chiarisce Alessandro Casciola – nel poter prenotare e nel poter ricevere informazioni. La facilità e la user experience di cui parlavamo prima sarà sempre al centro per le strutture ricettive”. Ovvio è, comunque, che l’online è solo la prima parte e che un buon percorso pre-soggiorno deve necessariamente sposarsi con l’esperienza che il cliente vivrà in loco una volta arrivato in struttura: “questa dovrà essere autentica, vera e molto caratterizzante – conclude Alessandro Casciola – sicuramente di una qualità di gran lunga superiore rispetto a quella offerta negli ultimi anni”.

 

Immagine in evidenza: Alessandro Casciola, p.g.c.

 

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