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rendere un mappamondo, girarlo, puntare un dito in un luogo casuale e organizzare un viaggio per poterlo visitare. Sembra la scena di un film o un momento degno di una foto per Instagram ma no: questo è l’inizio dell’avventura che ha portato due giovani ventisettenni alla scoperta di alcuni luoghi dell’Azerbaigian. Una meta piuttosto insolita, in cui Cecilia e Lorenzo sono rimasti per otto giorni, percorrendo quotidianamente una media di 15 chilometri.
Questo viaggio ha attirato subito l’attenzione della nostra redazione che ne ha voluto sapere di più. Di seguito l’intervista integrale ai ventisettenni, coppia nella vita ed entrambi di origine umbra: Cecilia e una studentessa del Corso di Laurea Magistrale in scienze motorie e sportive mentre Lorenzo è un ingegnere a Torino.
Partiamo dal momento zero. Se diciamo “Azerbaigian” pensiamo a luogo piuttosto insolito o, perlomeno, poco conosciuto a livello turistico. Da cosa è nata l’idea di questa meta? Come ci avete pensato?
Al contrario, io non sapevo né che luogo fosse né tantomeno dove stesse a livello geografico. Il Paese, per quanto possa avere un nome già sentito nella vita quotidiana, è per molti sconosciuto, così come la sua posizione nel mondo. Da lì abbiamo iniziato a informarci attraverso i motori di ricerca su come poterlo raggiungere, cosa vedere, dove pernottare ma, ancora prima, su che tipo di territorio fosse. Abbiamo così scoperto la sua conformazione mista tra montagna e deserto, notando anche la vicina presenza del mar Caspio. Il secondo passo è stato assicurarci che fosse un territorio sicuro dal punto di vista della sicurezza e della cooperazione internazionale: essendo come accennato un Paese nuovo a entrambi, avremmo voluto tutto tranne che guai diplomatici!”
“Per quanto riguarda me – aggiunge Lorenzo – oltre alle mete inflazionate, volevo evitare anche quelle italiane che nel periodo Post-Covid ho frequentato molto, rendendole ai miei occhi quasi scontate. In più, quest’anno più di altri, ho sentito la “mano dei social” indirizzarci verso l’Albania: una destinazione il cui ruolo sui social ha avuto un grande impatto sulla scelta delle vacanze estive degli italiani in questo 2023. Invece che farmi trascinare da quello che leggevo sui social, ho dato una virata al timone e ho deciso di puntare ad organizzare una vacanza in totale autonomia. Non mi sono fatto indirizzare troppo da foto, agenzie o luoghi conosciuti e ho selezionato via via i luoghi da candidare e una scelta finale. Insieme a Cecilia, ho messo tutto sul piatto per poi applicare il filtro ‘budget’ e passare alla domanda finale: ‘di questi luoghi, qual è quello che ci incuriosisce di più?’. Azerbaigian, Africa ed Egitto erano arrivate sul podio delle mete scelte ma abbiamo deciso di scartare le prime due a causa sia delle difficili e poco intuitive modalità di spostamento tra una città e l’altra sia del costo che superava quello che ci eravamo imposti come budget”.
Ding, dong: abbiamo un vincitore sul podio delle mete quindi!
“Sì, l’Azerbaigian ci è sembrato subito un approccio pacato al medio oriente e alla cultura musulmana” è la risposta di Lorenzo che aggiunge: “La tranquillità che permea lo Stato insieme alla cultura piuttosto europeista e tollerante della Baku che conoscevo ci hanno spinto molto a questo punto. D’altronde, sapevamo che, essendo in una Capitale, in caso di situazioni impreviste avremmo potuto ottenere rapidamente supporto e sicurezza”. A questo punto, Lorenzo mi spiega che, tra l’altro, l’Azerbaigian è un Paese in cui è richiesto il possesso di un visto, che non solo è fuori dallo spazio UE ma che fisicamente è quasi in un altro continente. “Per quanto riguarda le ore di volo che separano l’Italia dall’Azerbaigian – continua Lorenzo – siamo intorno alle 5, un allontanamento non banale se ci pensi. Proprio per questo e per una maggiore tranquillità abbiamo sottoscritto una polizza assicurativa che coprisse anche i rischi legati alla salute”.
A proposito di questo, quali sono le operazioni preliminari e i documenti da ottenere per un visitare un Paese di questo genere?
Oltre che di un passaporto in corso di validità, bisogna essere in possesso del visto, quello di tipo turistico con validità 30 giorni: non solo è indispensabile per l’ingresso in Azerbaigian, ma è richiesto anche per svolgere molte delle attività all’interno del Paese. La procedura per ottenerlo è semplice e ha un costo di € 25 a persona.
Per quel che riguarda l’assicurazione sanitaria, che come dicevo abbiamo sottoscritto, in Azerbaigian non è obbligatoria, anche se viene fortemente consigliata sia in Internet che nella letteratura cartacea di viaggio. Su questo possiamo però dire che una polizza assicurativa è certamente molto utile: benché gli azeri siano un popolo non troppo distante dalla qualità della vita europea, la situazione sanitaria e ospedaliera non è proprio perfetta.”
Ci raccontate le tappe salienti del viaggio, dalla pianificazione alla fine?
Per Cecilia “un viaggio di questo genere si può pianificare in tutta tranquillità in circa 10 giorni. Vivendo in due città diverse ci sentivamo la sera in videochiamata, facevamo il punto della situazione e ci segnavamo via via i diversi “compiti” da fare prima del briefing successivo. Gli alloggi possono essere prenotati prima senza alcun dubbio, anche se per un paio di notti abbiamo deciso la sistemazione il giorno prima del volo. La parola d’ordine è comunque: flessibilità. Per decidere dove dormire a Şəki, per esempio, abbiamo addirittura aspettato di essere in Azerbaigian, così da pianificare meglio le diverse tappe e, perché no, aggiungere anche un po’ di avventura al viaggio”.
Cecilia ci racconta anche che durante la prima giornata, la coppia ha avuto modo di apprezzare la bellezza dello Yanar Dağ, una sorta di collina alta 10 metri lungo i cui fianchi arde un fuoco le cui fiamme possono toccare anche i 3 metri di altezza. La leggenda narra che negli anni ’50 un pastore abbia involontariamente appiccato l’incendio durante l’accensione di una sigaretta. Ad oggi questo continua ad ardere grazie all’esalazione di gas naturali presenti nel sottosuolo senza mai arrendersi neanche di fronte alla pioggia o ai forti venti della regione.
Se cerco su Google “Azerbaigan”, il primo suggerimento è “Armenia”, il secondo “Dove si trova”. Deduco che la gente non ne sappia poi molto.
“Nel turismo europeo, non è nel giro delle mete più conosciute – ammette Lorenzo, ponendo l’accento sul fatto che “il turista russo, al contrario, considera Baku al pari di una Montecarlo. (In effetti, il terzo risultato nei motori di ricerca è proprio ‘Russia’, ndr). Nella Capitale, molti dei cartelli stradali sono scritti anche in caratteri cirillici, tante delle persone che incontri parlano correntemente sia l’azero che il russo e persino i menu dello street food presentano una traduzione dedicata. Una caratteristica che abbiamo notato è di quanto invece l’inglese sia messo in secondo piano in tanti casi, o addirittura risulti assente in altri uscendo dalla Capitale.
Posso immaginare quindi che la lingua abbia rappresentato uno scoglio, sbaglio?
È Cecilia a parlarci di quello che è stato un ostacolo piuttosto importante: “Purtroppo in Azerbaigian la lingua inglese, se e quando parlata, è piuttosto amatoriale e stentata. A mio parere, è un Paese con un grande potenziale turistico e gli azeri stanno iniziando a capirlo, pur dovendo ancora prendere le misure col fenomeno. L’attenzione al turista è sicuramente da migliorare perché gli abitanti parlano comunque la loro lingua, a prescindere dal fatto che il turista sia azero o no. Sta poi al visitatore capire al meglio, magari interpretando i gesti o sforzandosi di capire i nomi pronunciati spesso con accenti diversi dai nostri occidentali.
Pazienza e inventiva sono attualmente la chiave, in attesa che gli azeri entrino completamene nell’ottica di un territorio adatto al turista. Su questo, se posso dire, siamo davvero ottimisti”.
Il ruolo della donna nell’Azerbaigian è tenuto in forte considerazione tanto che nell’articolo 25 della Costituzione viene espresso a chiare lettere. Che idea vi siete fatti su questo aspetto?
Lorenzo ci risponde che “Assolutamente sì. Tolto quello che potrei definire una sorta di pudore, per cui in pubblico vedevi donne stare in compagnia di donne e uomini stare in compagnia di uomini, a livello lavorativo abbiamo visto tanti dell’uno quanto dell’altro genere“.
“E questo, teniamo a dirlo, sia dentro che fuori Baku – aggiunge Cecilia – ho visto anche situazioni in cui le donne avevano un ruolo decisionale e imprenditoriale non indifferente come, nella vita di tutti i giorni, anche una libertà garantita e rispettata a livello di abbigliamento”.
Se dovessimo parlare del cibo, che mi sapete dire? Siete andati avanti a panini o vi siete tuffati nella cucina locale?
Un altro tipo di pietanza largamente diffusa è la zuppa: malgrado la temperatura calda del momento in cui eravamo lì, i consumatori sono stati davvero tanti. A livello di abitudini collegate con cibo e bevande, abbiamo osservato che il thè scandiva praticamente ogni momento, dalla mattina alla sera, passando per il pranzo, il pomeriggio, e il dopo cena.
Lorenzo, da parte sua, aggiunge una nota “Curiosa e, se volete, divertente: dato che l’alcool lì esiste ma viene consumato in maniera nettamente inferiore rispetto all’Italia, non è raro vedere che all’orario dell’aperitivo persone di tutte le età si rilassino al bar bevendo, appunto, thè. Quello che noi facciamo con uno spritz, loro lo fanno con il thè! Persino nel momento del dopo cena, dove il Bel Paese è abituato a cocktail, calici e “cicchetti”, gli azeri consumano questa bevanda”.
Che consigli dareste a chi volesse intraprendere un viaggio in Azerbaigian?
Per Lorenzo: “Il punto chiave del viaggio, la cui durata consigliata è di sette giorni, è fare base nella Capitale: Baku è infatti un ottimo punto di partenza per le escursioni e un comodo centro di aggregazione per tutti i mezzi di trasporto. Da lì poi si va un po’ all’avventura verso i diversi luoghi d’interesse. Il secondo consiglio, di conseguenza, è non noleggiare una macchina: tra improbabili modalità di sorpasso praticate dai locali, strade piuttosto dissestate e gli immancabili “danni immaginari” che spuntano come funghi nella fase di restituzione dell’auto quando le compagnie hanno di fronte un turista, la miglior soluzione restano i mezzi pubblici”.
Cecilia invece mette in guardia sugli ‘acchiappini’: “appena atterrati, siamo stati – e non esagero – assaltati da tassisti più o meno regolamentari che ci hanno invitato a fidarci dei loro servizi e dei loro prezzi, presentati come, almeno inizialmente, bassi. Ma non solo: c’è un forte pressing per l’acquisto di SIM locali che promettono convenienza al viaggiatore dal punto di vista delle comunicazioni e delle connessioni ma che in realtà vengono vendute a prezzi non proprio economici. Una volta nella città di Baku, la storia si è ripetuta quando molti venditori, anche qui più o meno regolamentari, hanno tentato di venderci tour e visite guidate delle principali attrazioni. Considera che declinando le richieste di uno e ne arrivava subito un altro a presentare il medesimo servizio”.
Fondamentale è poi la redazione di un frasario (se non in lingua locale almeno in inglese), inteso come una raccolta di frasi che possono essere utili nei diversi contesti. Alcuni esempi potrebbero essere:
- A che ora passa il treno per …?
- Dove trovo la stazione di …?
- Ho un’allergia a …
- Non mi sento bene
Cecilia ci parla poi della sicurezza: “Oltre a sottoscrivere la già citata assicurazione sanitaria, prima del nostro viaggio abbiamo compilato anche un form sul sito “Dove siamo nel Mondo”: si tratta di un servizio messo a disposizione dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale che consente agli italiani che si recano all’estero di segnalare la propria posizione e il periodo in cui si troveranno fuori dal Paese così da poter essere assistiti dall’unità di crisi della Farnesina in caso di crisi socio-politiche, calamità naturali ed emergenze sanitarie”.
Quando chiediamo quale sia stata una curiosità o un’esperienza che non scorderanno, ci rispondono ridendo:
“Gli autobus! Rappresentano veramente un’avventura surreale, specie quelli impiegati nelle tratte brevi. Si tratta di furgoncini aperti a cui è stata aggiunta una copertura e sul quale vengono montati circa 20 sedili in maniera piuttosto fitta. Si sta davvero stretti, non c’è spazio per alcun bagaglio”.
Dopo l’ultima domanda e prima di salutarci, Cecilia rivela che in un futuro la prossima meta sarà con tutta probabilità la Svizzera, mentre se dovesse pensare a un vero e proprio viaggio, sceglierebbe l’Uzbekistan. Lorenzo, da parte sua, non si sbilancia troppo ma sottolinea quanto sia stato bello puntare il dito in una parte casuale del globo e scegliere liberamente in base a quello, tenendo sempre e comunque conto di un budget stabilito in precedenza.
Entrambi sono comunque d’accordo sul fatto che sia un’esperienza da rifare prima o poi, per riprovare quel senso di avventura e di imprevisto che solo viaggi di questo genere sanno regalare.
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