Un gran numero di proprietari e gestori di strutture ricettive presenti su Airbnb si sono di recente accorti della domanda che il portale ha rivolto loro a proposito della tassazione e che esige una risposta entro e non oltre il 14 gennaio 2024.
Inutile dire che, dato l’argomento fallace e spinoso, molti sono corsi ai ripari cliccando subito sul pulsante di chiusura quasi a sigillare una sorta di Vaso di Pandora.

In realtà la domanda non va elusa poiché è direttamente collegata alle decisione del portale di prelevare la ritenuta fiscale del 21%, conosciuta anche come cedolare secca, in automatico, senza che il locatore si debba preoccupare di scadenze e versamenti. Questo perché Airbnb, in seguito al contenzioso con l’Agenzia delle Entrate costato al portale 576 milioni di euro per importi non versati dal 2017 al 2021, ha deciso di adeguarsi alla legge italiana a proposito dei guadagni degli host non professionali derivanti da locazioni brevi fino a 30 notti.
Ma che e come bisogna rispondere?
In sintesi e come già riportato dal Corriere della Sera, agli host viene chiesto di indicare, entro il 14 gennaio 2024, se essere soggetti alla ritenuta del 21% oppure no, nel caso si tratti di attività professionale. Se l’host non comunica la sua decisione entro quella data, Airbnb applicherà automaticamente la cedolare secca.
Attenzione però: la cedolare secca del 21% si applica solo in caso l’abitazione in affitto sia una, mentre da 2 a 4 alloggi la percentuale sale al 26%. Sopra a tale numero, la ritenuta fiscale non viene applicata.
Altra breve nota riguardo al recente contenzioso in cui il portale è rimasto invischiato: al momento, Airbnb ha invitato gli host a dichiarare i compensi del 2022 non ancora tassati, attraverso il ravvedimento operoso, entro il 28 febbraio. Per il 2023, invece, si dovranno dichiarare i compensi nella prossima dichiarazione dei redditi.
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