Vacanza alternativa, ricetta per due persone. Prendi una roulotte acquistata nel 2007 e abbandonata per circa 10 anni, rimettila in sesto. Ora trova una meta calda che, almeno a fine ottobre, risponde al nome di Portogallo. Aggiungi due persone avventurose, voglia di viaggiare e spirito di adattamento. Una macinata di esperienze al cardiopalma, un pizzico di località ignote ai più ma capaci di sorprendere e qualche onda ideale per il surf. Unisci tutto, mescola e goditi l’esperienza lentamente.

In una sera di fine novembre, la nostra redazione ha intervistato Agnese e Flavio, coppia di giovani assisani amanti dei viaggi e di tutto ciò che nel turismo non è scontato. L’occasione, ancor prima conviviale che giornalistica, ci ha portato a scoprire una modalità alternativa per approcciarsi allo slow tourism: la roulotte.

Parliamo di un mezzo che nasce per il campeggio di tipo stazionario, nel quale si arriva, si lascia il traino all’interno di un’area delimitata e si riprende a fine stagione (o che viene tuttalpiù lasciata direttamente al campeggio che ne gestisce la rimessa e tutto il resto) che però può diventare una straordinaria “casa in miniatura” con cui girare il Paese e, perché no, anche il mondo. Inizia da qui il racconto di uno degli ultimi viaggi della coppia che con una roulotte è partita da Assisi fino ad arrivare in Portogallo.

 

Andiamo per ordine: come è uscita fuori l’idea di partire con una roulotte?

È Agnese a rispondere: “La roulotte che abbiamo utilizzato era già in nostro possesso. Sono stati i miei genitori ad acquistarla quando avevo 10 anni ed è stata la seconda dopo una di tipo pieghevole che, per via della continua apertura e chiusura, iniziava a presentare problemi di vivibilità. Il primo viaggio in famiglia con il nuovo mezzo è stato al mare durante un’estate e poi in Polonia. La roulotte è stata poi abbandonata per una decina d’anni, fino a quando l’abbiamo ritirata fuori e sistemata di nuovo con l’aiuto di mio papà. Abbiamo apportato diverse modifiche e ‘camperizzata’ in circa tre mesi. L’abbiamo testata portandola in Puglia, verso il Salento, e poi dopo un paio di mesi abbiamo deciso di utilizzarla per un viaggio in Portogallo“.

 

Come avete scelto il Portogallo come destinazione del vostro viaggio?

“Di solito ci piace andare verso mete calde ed era fine ottobre – ci racconta Flavio, ammettendo “non che in Portogallo fosse chissà quanto caldo ma ci andava bene così. Durante il tragitto ne abbiamo approfittato per salutare degli amici a Siviglia. Nella pianificazione abbiamo scartato prima tutti i luoghi più freddi e poi le modalità di viaggio troppo costose, come ad esempio il traghetto che, con la roulotte al seguito, ha un costo piuttosto alto“.

 

Avete avuto difficoltà nel trovare posti dove sostare o qualche altro inghippo?

“Non abbiamo incontrato problemi tecnici per tutta la durata del viaggio – ricorda Agnese – eccetto la rottura della pompa dell’acqua che abbiamo risolto con l’acquisto e la sostituzione in itinere. Per le soste, abbiamo optato sia per la modalità libera che per qualche notte in campeggio. Per quanto riguarda il primo scenario, confermiamo che sia legale anche se per ogni dubbio è sempre meglio consultare le normative del Codice della Strada“.

 

La roulotte con cui Agnese e Flavio hanno viaggiato

 

Bene, partiamo allora! Come avete pianificato il viaggio?

Questa volta è Flavio a rispondere: “In realtà non abbiamo organizzato il viaggio in tutti i suoi dettagli, abbiamo solo deciso di raggiungere Lisbona passando dalla parte sud del Portogallo e di percorrere un alto numero di chilometri i primi giorni così da andare dritti alla meta. La prima sosta è stata in Liguria, mentre il secondo giorno siamo arrivati in Francia. All’inizio abbiamo anche pensato di non prendere le autostrade per goderci al meglio il viaggio ma poi ci siamo resi conto che sarebbero state indispensabili per arrivare in tempi ragionevoli. Passando per Genova e poi per Ventimiglia, abbiamo proseguito per la costa francese, toccando Nizza e il Principato dI Monaco per poi riprendere l’autostrada fino alla Spagna. Prima di arrivare abbiamo fatto tappa dalle parti di Marsiglia, pur conoscendo l’alto tasso di pericolo e furti della zona. Proprio per questo, abbiamo scelto un’area di sosta illuminata e frequentata da altri camper e camion anche se abbiamo comunque avuto una strana sorpresa…“.

 

Ah…sorpresa di che tipo?

Sottolineando l’assurdità della situazione, Agnese ci racconta: “Non riuscivo ad addormentarmi e ho sentito un fruscio proveniente da una della pareti della roulotte. Inizialmente non ci ho fatto caso ma poi l’ho sentito una seconda da volta e ho notato un’ombra proiettata su una finestra vicino a me. Ho pensato fosse il vento ma per scrupolo ho deciso di scostare le tende di qualche centimetro. Bene: c’era il viso di una persona praticamente attaccato al vetro! Ho chiuso d’istinto la tenda e ho chiamato Flavio, con il quale mi sono poi accorta che la serratura era stata già forzata e messa fuori uso. Fortunatamente avevamo inserito una sorta di catenaccio altrimenti l’uomo alla finestra si sarebbe potuto portare via tutto! Abbiamo acceso le luci e fatto quanto più rumore possibile fino a far allontanare l’inquinante presenza. Abbiamo aspettato, siamo usciti dalla roulotte per raggiungere l’auto e siamo ripartiti nottetempo

A proposito di questo episodio, Flavio ricorda che: “L’adrenalina ci ha fatto tenere gli occhi aperti, nonostante le poche ore di sonno, fino a una scuola elementare nei pressi di Barcellona. Lì abbiamo elaborato un’ottima strategia per poter passare una notte tranquilla. Per prima cosa, bisogna raggiungere una zona poco abitata e mostrarsi alla popolazione locale, magari chiedendo anche il permesso di poter restare con la roulotte in maniera tale da risultare collaborativi e dimostrare affidabilità. In quel modo si riducono le probabilità di brutte sorprese e si è anche piuttosto al sicuro. La mattina successiva abbiamo visitato Barcellona per poi ripartire e raggiungere Málaga, che abbiamo esplorato dopo qualche altra tappa minore in Andalusia. Da lì abbiamo puntato verso Siviglia dove ci hanno accolto degli amici dandoci anche qualche dritta su percorsi e modalità di viaggio. Quella notte abbiamo dormito in un ristorante“.

 

Come in un ristorante? In quelli non si mangia o mi sono perso qualcosa?

“No, no, hai capito bene! Si sta sviluppando in tutta Italia e soprattutto nel mondo il concetto di ospitalità in forma di campeggio libero nel parcheggio di alcune attività di ristorazione – spiega Flavio – che permettono  alle persone di sostare nelle loro zone esterne gratuitamente o per una manciata di euro (precisiamo però: senza elettricità, né scarichi né bagno). La poca voglia di cercare nei dintorni e la comodità di avere un ristorante nelle immediate vicinanze spinge i turisti a consumare lì i pasti. Questo si traduce inevitabilmente in un ritorno economico per l’attività. Non si paga per dormire ma ci si impegna a mangiare qualcosa presso chi ospita: non male come idea in fin dei conti, no?”.

A questo punto prende la parola Agnese: “Colui che ci ha ospitato aveva un allevamento di tori con tanto di area all’interno del perimetro dell’attività. Era un Matador praticamente, un tipo interessante. Siamo stati lì un paio di notti e, pensa, stava organizzando una festa con più di cento persone alla quale ci aveva invitato! Purtroppo a causa della tabella di marcia verso il Portogallo abbiamo dovuto rifiutare ma ammetto che mi sarebbe piaciuto. La comodità è stata che abbiamo lasciato la roulotte lì per poi girare in auto, proprio come se avessimo avuto effettivamente casa. Da quel punto Siviglia era a 20 minuti di distanza”.

 

E da lì poi? Come avete continuato?

“Da Siviglia siamo passati lungo la costa sud del Portogallo fino alla punta, che poi era la meta finale che avevamo deciso all’inizio del viaggio – racconta Flavio – Sagres è un posto che consiglio per chi come me è amante del surf. Lì abbiamo parcheggiato la nostra roulotte all’interno di un terreno privato che a dirla tutta sembrava una sorta di campeggio hippie. Il proprietario viveva in una casa accanto alla sbarra di ingresso di questo appezzamento che finiva proprio sul mare. Il tutto per una cifra simbolica, mi sembra intorno ai 5 euro. Al centro c’era un casolare comune dove tutti si ritrovavano e giocavano a biliardo o si facevano una bevuta“.

 

Flavio testa la sua tavola da surf

 

Sempre ricordando l’area di sosta a Sagres, Flavio rivela che “l’alloggio più curioso che abbiamo visto è stato un autobus a due piani con una targa francese interamente camperizzato e parcheggiato proprio sulla costa. Dopo un paio di giorni in questo “campeggio” siamo risaliti in Alentejo, la Regione a nord dell’Algar, meno battuta, più spartana ma comunque valida per le presenza di acque oceaniche e, di conseguenza, ottime onde per il surf. È proprio qui che ho acquistato una tavola da un maestro di surf brasiliano con cui abbiamo stretto amicizia e a cui abbiamo anche dato un passaggio in auto”.

 

“Qualche altro giorno di campeggio libero e poi dritti fino a sotto Lisbona” interviene Agnese, sottolineando quanto entrare in città con la roulotte non fosse molto conveniente per via del parcheggio e spiegando che “sarebbe stato ottimo lasciare il traino parcheggiato fuori dalla città per poi cercare una stanza in una zona più centrale. Il meteo non era favorevole però e abbiamo deciso di abbandonare l’idea e di ripiegare sull’Estremadura, regione a confine tra Portogallo e Spagna“. Per Flavio “non è questo luogo abbia dato grosse soddisfazioni anche se come città è più che valida dal punto di vista naturalistico, ottima per osservare la migrazione degli uccelli. Città davvero stupenda, invece: Salamanca“.

Agnese ammette con entusiasmo: “Io sono rimasta senza fiato. Belle le persone, i negozi, i viali, i palazzi e le luci. Non me lo aspettavo proprio! Da Salamanca abbiamo puntato verso un parcheggio dove, stranamente, non c’erano molte auto. Poi abbiamo capito perché. Aveva appena piovuto e c’era una quantità di fango e pozzanghere da far invidia all’oceano. Il dettaglio non trascurabile è che avevamo la roulotte attaccata dietro al veicolo principale e che la rampa di uscita era composta praticamente di solo fango. Ho fermato il traffico mentre Flavio con delle manovre alla Fast & Furious è riuscito a disincagliare auto e roulotte“.

 

In quanto tempo avete visitato tutti questi posti? Il viaggio quanto è durato?

“Non avevamo deciso un tempo limite e siamo partiti con l’idea del quanto stiamo, stiamo’, sempre ricordando che a un certo punto saremmo dovuti tornare indietro. Tra tutto il viaggio è durato circa 25 giorni. Prima di fare diètro frónt, abbiamo provato ad arrivare a Pamplona dove però abbiamo avuto un’esperienza poco piacevole con un secondo tipo sospetto, alla stregua dell’uomo alla finestra incontrato dalle parti di Madrid. Alla fine siamo ripartiti, raggiungendo i Paesi Baschi e facendo tappa in un paesino che avevo già visitato tempo fa: Santesteban. Lì c’è tranquillità, si mangia bene e, soprattutto, non ci sono persone moleste. Sembra quasi di stare tra le Alpi per via delle baite e delle montagne circostanti“.

Ultima tappa del viaggio: San Sebastián e attraversamento del confine con la Francia a Hendaye, altra ottima meta per surfisti. Agnese e Flavio hanno poi virato tagliando il territorio francese passando l’entroterra. Per dormire lì, ci rivelano di aver improvvisato, chiamando una cantina per partecipare a una degustazione di vino locale e specificando di avere una roulotte al seguito. “In Italia ci avrebbero già chiuso il telefono in faccia al primo squillo” ci dicono “ma lì in realtà ci hanno accolto, facendoci parcheggiare la nostra ‘casa in miniatura’ in mezzo alla vigna. La mattina successiva abbiamo puntato dritto fino a Pisa dove ci siamo fermati per un ultimo pranzo prima di far ritorno ad Assisi“.

 

Domanda a entrambi: com’è viaggiare con la roulotte?

Flavio: “Io che non avevo mai provato e venendo da esperienze in tenda ho avuto modo di apprezzare i pro e i contro di un viaggio in roulotte. Naturalmente non si dorme come a casa e le temperature interne dell’abitacolo seguono quelle esterne, ma la comodità di poter sostare praticamente ovunque e di dettare i tempi al proprio viaggio non hanno assolutamente prezzo.”

Agnese: “In roulotte si sta bene perché l’ambiente è accogliente, rilassante e tranquillo. Per le coppie, tra l’altro, è davvero un’esperienza che consiglio. Lo spirito di adattamento è fondamentale così come scendere spesso a compromessi con la comodità. Pensa però: quand’è che puoi arrivare su una spiaggia e dormire lì, con il rumore del mare, e all’interno di un alloggio che può essere considerata una ‘piccola casa mobile’?”

 

A tutti quelli che in vacanza cercano comodità e che non vogliono pensare troppo perché, appunto, fuori dal quotidiano vorrebbero “spegnere il cervello”, voi che rispondereste?

Agnese prende la parola con velocità fulminea: “Sincera? Che mi annoio! Alla fine la roulotte è come dicevo prima una sorta di casa ed è normale che va tenuta pulita, va fatta la spesa, la manutenzione, eccetera. Vedila così: in qualsiasi luogo in cui vai, ti puoi sentire sempre a casa. Anzi, se proprio dovessi dirla tutta a me toglie lo stress. Ho il mio alloggio con tutte le mie piccole e grandi personalizzazioni, posso portarmi dietro ciò che voglio, ho un armadio con i vestiti all’internocosa potrei volere di più?”

Flavio, dal canto suo, aggiunge che: “Non è tutto fantastico come dice Agnese. In realtà la roulotte può diventare claustrofobia, soprattuto quando non viaggi da solo e la convivenza si fa spesso un po’ troppo stretta. I lavori da fare comunque sia ci sono. Credo, pur non essendo molto esperto del settore, che sia paragonabile alla vita in barca. È importante definire i ruoli così da ricordarsi tutto e gestire al meglio le attività di uso e manutenzione del traino. Ciò che è bellissimo è stare a contatto con la natura e avere viste esclusive che solo la tenda potrebbe darti ma con un livello di comfort più basso. Pensa solo alle già citate possibilità di avere un letto più comodo rispetto a un materasso gonfiabile o che sia possibile fare una doccia calda o ancora che il livello di sicurezza è più alto grazie alle porte con serratura”.

Flavio sembra ora un fiume in piena e va avanti, sostenendo che “al fatto che sia tutto in miniatura ci sia abitua facilmente e, anzi, ci si rende conto di ciò che è davvero importante ed essenziale. Per me è uno stile di vita: quando sono in vacanza mi piace abbandonare il superfluo e pensare che per stare bene basta poco. Me la godo anche di più, considerando che che quando Agnese e io viaggiamo, spesso ci limitiamo a uno zaino poco più grande di quello di scuola. Per noi la roulotte, in proporzione, è molto. Un altro contro è che va sempre considerato di avere un traino dietro, facilmente trasformabile in pro perché basta sganciarlo per poi muoversi liberamente in auto. Rispetto al camper costa meno perché viene meno il mantenimento del veicolo a motore vero e proprio. L’unica parte che ha bisogno di manutenzione costante è l’auto, la parte motrice, che però se usata nel quotidiano viene tenuta efficiente a prescindere. Un aspetto che mi piace parecchio del viaggiare in roulotte è che è esclusiva (se ne vedono poche in Italia, a parte quelle parcheggiate nei campeggi). Va considerato comunque che, per via delle dimensioni, in strada non ci si può comportare come i camper o come altri mezzi convenzionali

 

Parlando da profano di viaggi di questo tipo: non vi crea agitazione il dover star sempre a pensare troppo? O perlomeno: di più rispetto a chi vuole godersi una vacanza senza troppi grilli per la testa?

È Flavio a dare la risposta: “Sì, in effetti la vita durante un viaggio in roulotte qualche pensiero lo crea, più o meno gli stessi del campeggio in tenda. Ad esempio: smonta e rimonta, tempi di preparazione alla sosta e ripristino allo stato per la marcia. Ci è anche successo di perderla: eravamo convinti di averla agganciata e invece, guardando dallo specchietto retrovisore, la roulotte era sempre più lontana, Per fortuna si trattava di una strada privata e le operazioni di recupero non sono state poi così difficili“.

“Vero è che non è la vita di tutti i giorni – aggiunge Agnese – con lavoro e preoccupazioni annesse: alla peggio esci e ti fai una passeggiata. Ci piace godere di tutto ciò che l’esperienza offre, senza fretta. Non decidiamo quasi mai cosa fare a priori: partiamo, osserviamo, decidiamo e soprattutto...la viviamo!“.

L’intervista si chiude con una carrellata delle immagini che hanno scattato durante il loro viaggio. Noto che c’è molto entusiasmo nel raccontare e nel descrivere i dettagli di ogni luogo. Prima di congedarci, ringrazio Agnese e Flavio e strappo la promessa di un secondo articolo che sarà su…

No, ci ripenso. Non programmo. Accenderemo il registratore, partiremo, osserveremo e…la vivremo.

 

 

© Riproduzione riservata